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Gustando il Monferrato

Seguiteci in questo viaggio alla scoperta delle specialità del Monferrato, terra di tradizioni e vini che, in ogni stagione e occasione, saprà prendervi … per la gola!

Gli abitanti del Monferrato sono sapienti consumatori dei frutti della loro terra con cui, lungo i secoli, hanno creato un’ampia tradizione gastronomica, ricca per numero di piatti e ricette. Non mancano le influenze di origine ligure, emiliana, lombarda e il risultato si rivela in una cucina “povera”, quella legata ai costumi popolari. Siamo qui per farvi conoscere proprio alcuni esempi di questa saporita tradizione culinaria.

IL CARDO GOBBO

I cardi sono l’emblema di questi territori. Difficile da credere, forse, ma la loro storia affonda le radici nella Valle Belbo dove trovano il loro habitat naturale nei terreni sabbiosi dell’area: Nizza Monferrato, Incisa Scapaccino e Castelnuovo Belbo. Scavando nel loro passato, scopriamo che arrivano dall’Africa centro-settentrionale e che già gli antichi Greci e Romani (Plinio il Vecchio ne parla nella sua Naturalis historia) ne erano a conoscenza.

Nel particolare, il cardo di Nizza Monferrato è stato uno dei primi Presidi Slow Food, definito “gobbo” per il suo naturale desiderio di cercare la luce del sole: in questo tentativo, infatti, la pianta si curva verso l’alto, assumendo la sua caratteristica forma. Come e quando utilizzare il cardo gobbo? Nella preparazione della famosissima Bagna Cauda piemontese, ovvero il tipico bagnetto di acciughe e aglio. Ottimo anche come ripieno, contorno e ingrediente per un soffice flan; è l’unico cardo al mondo che potete gustare anche semplicemente crudo. Se cercate l’autentico cardo gobbo di Nizza Monferrato, seguite le indicazioni di Slow Food: scegliete la varietà “Spadone”, così definita per la forma della foglia e del fusto.

Abbinamento consigliato: Barbera d’Asti Docg – L’Avvocata

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LA FARINATA… PIEMONTESE

Da consumare appena sfornata, quando ancora “Bela Cada”. Così è anche chiamata la Farinata di ceci piemontese, una sottile focaccia salata a base di ceci. La farina di questo legume, acqua, olio d’oliva, sale e pepe sono gli ingredienti base, anche se negli ultimi anni diversi chef l’hanno arricchita con nuovi e saporiti ingredienti dando vita a nuove varianti.

Curiosi di sapere come sia nata la farinata? La leggenda narra che nel 1284, quando Genova sconfisse Pisa nella battaglia della Meloria, le galee liguri si trovarono coinvolte in una tempesta. Si dice che in quel frangente alcuni barili d’olio e sacchi di ceci si rovesciarono, inzuppandosi di acqua salata; per non morire di fame, i marinai decisero di esporre alla luce del sole la poltiglia creata: forse l’antenata della farinata non poteva vantare il suo straordinario gusto, ma salvò la vita a diversi genovesi. Non solo, divenne prodotto tipico della zona appenninica di Nizza Monferrato, tanto che le generazioni meno giovani ricordano ancora il pittoresco personaggio Tantì: venditore di strada della fantomatica farinata che annunciava con la trombetta che lo rese subito riconoscibile a grandi e piccini.

Abbinamento consigliato: Spumante Brut Metodo Classico – Riserva Coppo

DOLCI KRUMIRI

Nati a Casale Monferrato, i krumiri, o crumiri, sono dei biscotti la cui particolarità è quella di non vedere l’uso dell’acqua nella preparazione: solo farina di grano tenero, uova fresche, burro, zucchero e vanillina pura per loro. Fu il pasticcere di paese, Domenico Rossi, che li creò nel 1878: si narra che quest’ultimo invitò alcuni amici nel suo laboratorio artigianale e li stupì con la creazione improvvisata di questi, ora famosissimi, biscotti. Forse anche voi vi siete chiesti l’origine del loro nome, ebbene, si definisce “crumiro”, il lavoratore che non aderisce ad uno sciopero sindacale, con la conseguenza di diminuire l’efficacia dell’astensione dal lavoro e di rafforzare la posizione del datore di lavoro. Nonostante l’aggettivo di valenza negativa, questi biscotti hanno conquistato persino re Umberto I di Savoia, ricevendo il riconoscimento di Prodotto Agroalimentare Tradizionale, oltre ad un brevetto che ne protegge la ricetta fin dal 1972.

Abbinamento consigliato: Moscato d’Asti Docg Canelli – Moncalvina

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