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3 abbinamenti per risvegliare il vostro spirito natalizio

Il Monferrato offre esperienze sensoriali per tutti i gusti, per gli amanti del vino e della buona tavola. Dopo avervi raccontato la storia di alcune ricette tradizionali, oggi continuiamo con altre proposte che delizieranno il vostro palato, l’ideale per un Natale dai sapori di casa!

Agnolotti d’asino

L’Italia è il regno della pasta e i formati ripieni sono davvero numerosi. Nelle terre piemontesi, gli agnolotti sono celebri tanto quanto il cioccolato gianduia: di forma quadrata, gli agnolotti sono nati per riutilizzare gli avanzi di arrosto dei giorni precedenti, triturati e mescolati fra loro, insieme a verdure, riso o altri ingredienti. Certamente in passato non si sprecava nulla e oggi rimane la bontà delle sane abitudini.
Qui nel Monferrato, la forte presenza di allevamenti equini ha fatto in modo che nella zona si diffondesse il ripieno a base di carne d’asino: in particolare, gli agnolotti all’asino sono tipici del comune di Calliano d’Asti, dove durante il mese di giugno si tiene la loro sagra. Ma tranquilli, potete anche trovarli al Festival delle sagre di Asti che si svolge il secondo fine settimana di settembre.

Abbinamenti consigliato: Riserva della Famiglia – Barbera d’Asti Doc Superiore Nizza

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La Finanziera

La cultura dei nostri genitori e ancora di più di quella dei nostri nonni ci ha ben insegnato: quando si parla di cibo non si spreca nulla, soprattutto quando è una fonte di proteine animali. Bovino, maiale o pollo, si utilizzano tutte le parti dell’animale, sia per “onorare” il suo corpo e non vanificare la sua morte, sia per avere il massimo beneficio in periodi di scarsità e povertà. Ebbene, nonostante i tempi siano cambiati, molti piatti della tradizione continuano ad esistere grazie a questo semplice principio.
La finanziera è un piatto preparato con gli scarti della macellazione di galletti e bovini, tipico piemontese nato durante il medioevo; la prima ricetta pare essere stata ideata dal Maestro Martino, le cui ricette vennero incluse nell’opera del Platina, nel 1450. L’etimologia è incerta, tuttavia pare che nonostante le origini umili, il piatto sia giunto alle tavole dei nobili piemontesi e che abbia quindi preso il nome dalla giacca da cerimonia, detta appunto finanziera, indossata a Torino nell’800 dai rappresentanti della finanza piemontese.

Abbinamenti consigliato: Camp du Rouss – Barbera d’Asti DOCG

La Robiola di Roccaverano

La Robiola di Roccaverano è l’unico caprino DOP d’Italia e ha una storia antichissima: già noto nel periodo celtico, in seguito raccontato da Plinio (23-78 d.C.), il formaggio venne citato più volte all’interno delle cronache scritte dal sacerdote Pistone, nel 1899 nel 1899. Una robiola celebre, dunque, che presenta un quadro organolettico complesso e seducente quando mangiata fresca: si avvertono al naso buone sensazioni di yogurt, di erba verde e di nocciola; mentre al palato presenta una straordinaria sapidità. La Robiola di Roccaverano ha anche il suo Presidio Slow Food che vuole tutelare alcuni piccoli produttori e valorizzare la robiola classica, ovvero quella prodotta esclusivamente con latte crudo di capra.

Abbinamenti consigliato: Gavi – La Rocca

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