
Con le sue colline a strapiombo e gli ombrosi rittani, la zona che parte dalle irte colline della Langa Cuneese, attraversa gli ameni declivi del Monferrato Astigiano e termina sui primi contrafforti della pianura Alessandrina si presenta come uno dei luoghi più pittoreschi non solo del Piemonte ma anche dell’intera Italia.
È in questo rigoglioso angolo d’Italia ad altissima vocazione enogastronomica, la cui bellezza dei filari di viti e l’aroma inebriante dell’uva matura non ancora vendemmiata riempie l’aria da agosto a settembre, che il Moscato d’Asti e il Barbera d’Asti, forse i vini più rappresentativi del Piemonte, trovano il loro habitat naturale.
UN PAESAGGIO PRODUTTIVO
Il Moscato d’Asti si produce con le uve Moscato bianco di Canelli ed ha colore paglierino oppure giallo, più o meno intenso; il profumo ha l’aroma caratteristico e fragrante che lo contraddistingue mentre il sapore è dolce e aromatico ma mai stucchevole. Attualmente le famiglie che si dedicano al Moscato sono circa 4.000, disseminate in 52 comuni (la zona del Moscato è delimitata fin dal 1932) è circa 10.000 ettari di terreno sparsi in tre province: Alessandria, Asti e Cuneo.
La Barbera d’Asti è una Docg che vanta 3915 ettari di vigna e 2456 produttori tra le provincie di Asti e Alessandria. Viene vinificata sostanzialmente in due versioni: quella vinificata in acciaio e quella invecchiata per almeno 6 mesi in legno, che prende il nome di Barbera d’Asti Superiore. Le colline sabbiose-marnose e fertili dell’astigiano sono la casa anche per una piccola enclave chiamata Nizza, una delle tre sotto-zone della Barbera d’Asti, insieme a Tinella e i Colli Astigiani. Di queste, Nizza si è rivelata generatrice delle migliori e più longeve Barbere d’Asti.
A partire dal 22 giugno 2014 la zona del Moscato d’Asti e quella del Barbera vengono proclamate patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO, parte integrante del territorio del Paesaggio vitivinicolo del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato.
Lasciatevi guidare in un viaggio alla scoperta delle colline del Moscato d’Asti e della Barbera: ecco i nostri consigli!
SANTO STEFANO BELBO, COLLINE DEL MOSCATO D’ASTI
Chi volesse addentrarsi nelle terre del Moscato può non cominciare dalla tappa di Santo Stefano Belbo, il cui vino moscato era già apprezzato nel 1583 dai duchi di Mantova e dai marchesi del Monferrato. Nello stemma comunale è inciso il motto latino Vitis Sancti Stephani ad Belbum vita (“La vite è la vita di Santo Stefano Belbo”).
Santo Stefano Belbo è probabilmente epoca romana: lo deduciamo dal fatto che l’abbazia di San Giuseppe, costruzione romanica del X secolo, fu edificata sui resti di un tempio romano. Dell’importante e potente centro benedettino, a piedi della collina di Moncucco, rimangono visibili un tratto del corpo di fabbrica, le tre absidi semicircolari, sculture mosaici. Del passato medievale sopravvive un’unica Torre, un tempo inglobata nel Castello che dominava la riva destra del Belbo, distrutto nel 1635 nell’ambito di una guerra tra spagnoli e austriaci. Nel centro storico si trova l’ex Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo, databile XIV secolo, primo edificio parrocchiale del paese, oggi usata come centro conferenze. I luoghi di socializzazione sono la piazza Umberto I – sede del mercato cittadino che si svolge il mercoledì – e lo Sferisterio, dove si disputano le tradizionali partite di pallone elastico (Augusto Manzo detto “Gusto”, campionissimo di questo sport, era nativo di Santo Stefano Belbo).
Valdivilla
I vigneti di uva moscato circondano la piccola frazione di Valdivilla; proseguendo su questa strada, si arriva al Santuario della Madonna della Neve, da dove la sera del 4 agosto di ogni anno parte il segnale per l’accensione dei falò che illuminano le colline intorno a Santo Stefano.
Cesare Pavese
Last but not least, è doveroso ricordare che Santo Stefano Belbo è il paese natale di Cesare Pavese (1908-1950) e il celebre scrittore, nonostante la sua famiglia si fosse trasferita a Torino già a partire dal 1914, rimase sempre molto attaccato alla sua terra d’origine, tanto da ambientarvi uno dei suoi romanzi più riusciti, La luna e i falò. Questo comune ha ricambiato l’affetto che il suo più illustre cittadino nutriva nei suoi confronti; in paese, infatti, tutto rievoca Pavese, non solo al suo interno (Albergo dell’Angelo, Centro Studi, Cascina della Mora) ma anche nelle vicinanze: la casa natale, a lato dello stradone per Canelli, e poco oltre la falegnameria che fu la casa di Paolo Scaglione, il Nuto de La luna e i falò. E poi i nomi delle borgate e delle colline: Salto, Mora, Robini, Gaminella. Pavese stesso spiegò questo attaccamento: “Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”.
NIZZA MONFERRATO, COLLINE DELLA BARBERA D’ASTI
Proseguiamo il viaggio verso Nizza Monferrato, posta tra le città di Alba, Asti e Alessandria e centro nevralgico della zona. Sorto alla confluenza del torrente Nizza nel Belbo, il borgo fu a partire dal Cinquecento un centro vitale di commerci e nel corso del XVIII secolo visse un momento di grande prosperità grazie all’affermarsi della coltura della seta. Oggi, oltre che per il cardo gobbo, è noto per essere un centro vinicolo di rilievo: dalla piazza Martiri d’Alessandria si raggiunge l’Enoteca regionale, sita nelle settecentesche cantine di palazzo Crova, dedicata alla promozione soprattutto del vitigno Barbera d’Asti DOCG.
Il 22 giugno 2014 Nizza – analogamente a quanto successo a Canelli – entra a far parte del patrimonio mondiale dell’umanità dell’UNESCO, essendo compresa nel paesaggio vitivinicolo del Piemonte. Tappa fondamentale del viaggio a Nizza è il Museo delle contadinerie e delle stampe antiche, ad ingresso libero e ubicato in piazza Dante presso lo stabilimento vinicolo Bersano, in cui v’è la ricostruzione di una cantina in pietra e una collezione di stampe a tema a partire dal XVII secolo in poi; esso prende il nome dall’avvocato Arturo Borsano, deceduto nel 1978, fondatore dell’omonima azienda vinicola e uno dei principali produttori enologici della provincia.