
La primavera e i suoi primi caldi ci restituiscono alla vigna con la voglia di trovare colori nuovi, germogli, profumi. Pensiamo che la vigna in inverno dorma. Non è così.
C’è una vita segreta. E ci sono azioni dell’uomo che nei mesi più freddi preparano tutto quello che verrà.
Piemonte, Monferrato, febbraio 2018.
Da Asti verso Nizza, dopo Montegrosso, superiamo la galleria è scartiamo a destra. Siamo a sud del paese di Agliano, nella zona del Nizza docg, località Pontiselli sulla mappa.
Lasciamo l’auto al fondo della valle e risaliamo a piedi con Gianmario, l’enologo e agronomo di Coppo. Raggiungiamo la Striscia di Gazza, 3 ettari di vigna. Barbera.
“Lo so è un po’ curioso – racconta Gianmario – ma in realtà chiamiamo così questa vigna dal nome del precedente proprietario. Così per esempio a fianco abbiamo la vigna di Prete”.
Si dice che la vigna dorma in inverno.
“Non è proprio così. L’inverno è comunque una fase attiva. Solo apparentemente la pianta dorme prima di concentrarsi sulla ripresa vegetativa. Ma prima ancora della fase che mostrerà nuova vegetazione, nel periodo freddo, la pianta comincia una attività molto importante, che non si vede, a livello delle radici”.
Che cosa succede?
“Alla fine dell’autunno la vite richiama la linfa con l’energia che aveva nella parte verde e la concentra nel ceppo e nelle parti legnose. Si abbassa anche il contenuto di acqua per fare in modo che la vite possa affrontare i periodi più freddi”.
La vigna può avere freddo?
“Sì ma la vite è una pianta molto resistente. E’ addirittura considerata sacra presso alcune culture proprio per la sua vitalità e capacità di adattarsi a condizioni estreme. Potremmo dire che la vite non molla mai. Più le vigne sono vecchie, e questi ceppi sono complessi e grandi, e più hanno energia e capacità di resistere a grandi freddi in queste aree. Qualche anno fa è successo che in inverno le gemme apicali sono rimaste danneggiate ma la vigna ha resistito”.
Il lavoro in inverno.
“Le attività in vigna che si fanno quando c’è la neve o a temperature molto basse sono molto importanti. La più importante è la potatura. Una buona potatura è fondamentale per preparare nel modo giusto la vegetazione dell’anno successivo ma anche per preservare la forza, l’energia e la durata nel tempo della pianta. Poi ci sono altre attività, collaterali, come la stralciatura, il buttare a terra i tralci potati, e la legatura, in cui il tralcio lungo chiamato capo a frutto – perché è quello da cui ci aspettiamo i frutti nella coltivazione della potatura “a Guyot” – viene messo nella posizione ideale per vegetare e legato”.
Come potare la vigna?
“Ci sono diverse cose da considerare. Prima di tutto bisogna guardare la vite e valutare se ha vegetato bene, se è un pochino stressata e se è un po’ debole. Nonni e papà ci insegnano che si contano le gemme. Un numero indicativo potrebbe essere 9. In questo caso ne abbiamo lasciate meno, 7 gemme, perché questa pianta è un po’ misera. Magari ha subito un po’ di gelata ed ha avuto qualche difficoltà e allora le diamo un po’ meno lavoro in modo che si concentri su meno gemme e non si sforzi troppo. Altre volte chi pota – ma qui i nostri nonni non sarebbero d’accordo – invece di contare le gemme considera semplicemente la lunghezza del tralcio che si vuole lasciare. Quando però siamo in presenza di qualche pianta in difficoltà è sempre opportuno contare”.
Due cose sulla potaura.
“Il sistema di coltivazione della vite usato, il Guyot, prevede di ottenere il tralcio capo a frutto, che sarà legato e darà i germogli nuovi per la vendemmia. Allo stesso modo si prepara uno sperone. Per contare le gemme si parte dalla seconda gemma, non si conta la gemma basale. Lo sperone di solito ha due gemme e ha una posizione inferiore rispetto al capo a frutto: i prossimi anni da queste gemme – che darranno solo qualche grappolo nella prossima vendemmia – potremo ricavare un capo a frutto nel futuro e conservare l’architettura della pianta”.
Ritornare a tagliare.
“Se ho fatto una potatura scorretta, se abbiamo avuto un problema climatico o se abbiamo a che fare con piante molto vecchie posso ritrovarmi con la testa secca. A questo punto con dei tagli di ritorno tolgo la parte vecchia e scendo lungo il ceppo alla ricerca di un germoglio forte e vitale da cui ripartire. La potatura cerca anche di mantenere la vite a una certa altezza dal primo filo per consentire una buona lavorazione”.
Terra e mare nel bicchiere.
“Qui sono 3 ettari di vigento, solo Barbera. Quest’ area ha una buona stabilità termica, e nel terreno ci sono limo, argilla e poca sabbia ma, caratteristica particolare, anche cristalli di gessi. I cristalli risalgono al periodo in cui il mare preesistente si è asciugato. Ecco, questo è molto importante. Nel bicchiere di vino di questa vigna troviamo una costanza di prodotto, anche perché i vigneti hanno una certa età. Anche nelle annate più diffili queste vigne ci dannò le uve per i nostri più importanti, come il Pomorosso. Eleganza e durata nel tempo”.
La cosa più importante: le persone
“Per una azienda che ha ambizioni è fondamentale investire sulle risorse umane.
Io ho studiato per produrre vino ma una buona parte del mio lavoro è la gestione del vigneto e dei suoi lavoratori. Le potature dei 25 ettari di proprietà in Coppo vengono fatte da persone che abbiamo formato e con cui ci confrontiamo costantemente a seconda delle zone, delle vigne, dei contesti climatici. Qui per esempio siamo reduci da gelate e la potatura è una fase delicata che bisogna interpretare al momento. Le persone che eseguono la potatura sono molto importanti”.
Verso Castelnuovo Calcea.
Risaliamo in macchina, scendiamo dalla collina e attraversiamo la strada provinciale per risalire verso la collina di Castelnuovo Calcea. Restiamo nella zona del Nizza docg, la zona è Gavelli. Sono 11 ettari di vigne che producono lo Chardonnay per il Monteriolo e per, la maggior parte, Barbera. Anche qui la coltivazione è a Guyot, anche qui ogni potatura va adattata alle esigenze e particolarità della singola vigna, anzi della singola pianta.
Preservare le vigne vecchie.
Tra le vigne di Castelnuovo Calcea c’è anche quella che dà origine alla Riserva deila Famiglia. E’ uno dei vigneti più vecchi dell’azienda. Qui l’età e l’importanza dei vigneti si vede dalla grandezza dei ceppi e dalle forme svariate che prendono. Qualche pianta è ancora da potare.
“Noi coccoliamo tutte le nostre vigne e tendiamo ad allungare il più possibile la vita di un vigneto. Come ho già detto la potatura è decisiva. Se poti bene preserverai il futuro della pianta e ridurrai al minimo i tagli che farai”.
Tutto ha un senso.
“Dopo la potatura c’è la stralciatura. I tralci non usati sono stati ridotti in spezzoni e buttati a terra, un filare sì e uno no. Vengono anche ordinati. E’ un’azione semplice ma mai casuale o non accorta. Nella vigna nessun lavoro è fatto a caso o senza cura. I tralci vanno sistemati in un certo modo per agevolare tutto quello che si farà in futuro. Chi lavora in vigna sa che ogni azione ha una conseguenza”.