
Appena nascosta dai platani, la cantina apre ogni mattina le sue porte. Mezzi che vanno e vengono dalle vigne, persone al lavoro negli uffici, appassionati visitatori da ogni parte del mondo.
Appena prima, da qualche tempo in quella stessa via che dal centro di Canelli va verso Santo Stefano Belbo, il colpo d’occhio si è fatto meno convenzionale.
Una gru fa capolino, altissima in via Alba, sopra la storica insegna “Coppo” e la vecchia Casa a Fetta di Polenta. Guardando la casa si capisce il perché di quello strano nome. E’ trapezoidale, è lunga e stretta, è gialla, almeno al suo piano terra. Nei pressi del curioso edificio a tre piani, inaccessibile da molto tempo, si carica e si scarica con maestranze vanno e vengono.
La Casa a Fetta di Polenta
Che cosa succede da Coppo?
Grandi lavori sono in corso e altrettanti arriveranno. Coppo apre passaggi inediti lungo le gallerie, recupera strutture, raddoppia e ammoderna gli spazi per la produzione dei vini, le aree dedicate al lavoro, i percorsi di visita e degustazione nelle cantine Unesco.
Mentre una betoniera impasta e miscela, il filo delle storie passate si intreccia a quello delle storie tutte da scrivere.
“Erano i primi anni Dieci” – dice Roberto Coppo. “Mio nonno era arrivato a Canelli, aveva conosciuto mia nonna e poi si era sposato. E proprio in questa struttura si faceva già il vino”.
Nel 1913 Piero Coppo aveva infatti sposato Clelia Pennone, erede delle cantine Pio Pennone. Un matrimonio tra produttori di vino. Alle cantine Coppo, che allora avevano ancora sede nel centro cittadino, si aggiungevano così il caseggiato con le gallerie nascoste e questa strana casa lunga, gialla e stretta.
“Non molti sanno che in questo edificio si allevavano anche i bachi da seta – riprende Roberto Coppo. “Era chiamato La Cucunerà, da Cocoon, ovvero i bozzoli di seta. Canelli era un centro importantissimo per la lavorazione dei bachi da seta. Non c’erano le industrie e quell’attività era davvero significativa per tutta la comunità. Fu una bella storia fino a quel giorno del 1948.”
Quel giorno del 1948 fu il giorno dell’alluvione. Anzi, di alluvioni, nel 1948, ce ne furono due. La parte bassa di Canelli fu spazzata via e con quella anche la sede storica della cantina Coppo.
Gli anni che vennero, non solo per la cantina, furono molto duri. Tutto venne trasferito qui in via Alba e questi immobili furono una salvezza.
Continua Roberto Coppo. “Questa Casa a Fetta di Polenta è stata usata come cantina negli anni Quaranta e Cinquanta e poi nel dopoguerra. Il mio ricordo personale è degli anni Settanta. Io ero bambino ed era appena passata una legge nuova, che istituiva l’obbligo di etichettare le bottiglie per poterle vendere mentre prima il vino veniva venduto sfuso senza molte indicazioni. Serviva uno spazio nuovo. Io ricordo bene il giorno il cui il piano terra di questa casa venne piastrellato. Divenne il luogo di confezionamento delle nostre bottiglie”.
La casa gialla, nel tempo, passò di mano, venne ricomprata dalla famiglia di Gianni Coppo, rientrando poi nel patrimonio dell’azienda. Fu poi messa in relazione, con un passaggio, con l’attuale cantina.
Il recupero e i nuovi percorsi di visita e degustazione
A lungo chiusa e abbandonata, la Casa a Fetta di Polenta si prepara oggi a riaprire i battenti.
A 130 anni dalla nascita dell’azienda Coppo, questo e gli altri edifici nascosti allo sguardo sono al centro dei lavori in corso e degli investimenti programmati dal Gruppo Dosio, la proprietà di cui Coppo è entrato a far parte nell’estate del 2021.
“Abbiamo messo in sicurezza tutto lo stabile e stiamo recuperando questa struttura straordinaria” – commenta Giuditta Soldadino, responsabile marketing del gruppo.
“Manteniamo la peculiarità di questo edificio ottocentesco, che venne usato come cantina e che fu ristrutturato. Accanto alle travi in legno ci sono colonne in cemento armato, con gli spigoli anziché tonde. È un design che si ritrova al Lingotto di Torino e ci dice molto dell’epoca e delle intenzioni con cui si intervenne qui. Recuperiamo tutto: assi, coppi e altri arredi. Salvaguardiamo la storia che racconta questa casa”.
Per Coppo, al primo e al secondo piano ci saranno i nuovi uffici. Il sottotetto ospiterà una zona meeting esclusiva, con un ampio terrazzo che rivela un affaccio su Canelli inedito. Il cortile interno diventerà una zona degustazione outdoor tra le vecchie case padronali. L’ala in lavorazione offrirà nuovi sfoghi, anche la produzione amplierà il suo potenziale.
L’accoglienza raddoppierà le sue capacità, con esperienze nuove per i visitatori privati italiani, stranieri e per quelli della filiera commerciale.
“Si potrà fare finalmente tutto il percorso tra le cantine, fino ad oggi non si poteva” – chiosa Soldadino. “Durante la visita si passerà dalle strutture dell’Ottocento, alle gallerie scavate nella collina che sono patrimonio Unesco e in cui affiniamo i vini fino alla zona dove si produce, alle aree per la degustazione e al wine shop. Ci muoveremo su un unico piano, anche per chi ha problemi di deambulazione. Ci fa molto piacere essere accessibili a tutti”.