
Lo chef pluristellato de La Pergola ha studiato un menù con i vini di casa Coppo. Una wine dinner che porta l’eccellenza italiana nel cuore del Giappone
Messaggero dell’Italian food nel mondo, Heinz Beck è uno di quei cuochi che, stregati dall’Italia, ne sono diventati un portabandiera a livello internazionale. Classe 1963, nato a Friedrichshafen sul lago di Costanza, Beck voleva fare il pittore, come ha più volte raccontato. Ma il destino aveva in serbo per lui un’altra arte nella quale cimentarsi.
Dopo la scuola alberghiera e una lunga gavetta all’estero, nel 1994 Beck approda per la prima volta in Italia. Viene chiamato per rilanciare “La Pergola”, il ristorante del Rome Cavalieri di Roma. Una sfida che non solo vince conquistando in pochi anni le tre stelle Michelin, ma lo fa irrimediabilmente innamorare del nostro paese, trasformandolo in uno degli chef italiani più conosciuti all’estero.
Oltre a “La Pergola”, Beck collabora e gestisce una serie di ristoranti di successo, tutti sotto il segno del tricolore: il Cafè Les Paillotes di Pescara, l’Heinz Beck Seasons at Ristorante Castello di Fighine (entrambi stellati). E ancora nel mondo: Gusto by Heinz Beck in Algarve (Portogallo), Taste of Italy by Heinz Beck e Social Heinz Beck a Dubai e, dalla fine del 2014, la doppia avventura de Heinz Beck e Sensi by Heinz Beck a Tokyo.
All’Heinz Beck di Tokyo, lunedì 30 maggio, lo chef de La Pergola sarà presente per dare vita ad una esclusiva cena in collaborazione con Coppo.
Un’experience wine dinner studiata per celebrare la lunga amicizia di Beck con la storica azienda di Canelli.
Signor Beck, come è nata l’amicizia con la famiglia Coppo?
La nostra è un’amicizia ormai di lunga data. Conobbi la famiglia Coppo nel 1997. A quell’epoca stavo studiando la nuova carta dei vini della Pergola e, dopo aver assaggiato i loro vini, decisi immediatamente di inserirli nella lista. Da allora Coppo è un nostro punto di riferimento: sono andato più volte a trovarli a Canelli e a visitare la loro Cattedrale Sotterranea.
Come mai ha deciso di presentare un menù abbinato ai vini di Coppo?
Mi piace utilizzare gli spazi dei miei ristoranti per organizzare diverse attività, tra cui cene tematiche e momenti dedicati al vino. Il nostro obiettivo è quello di promuovere e diffondere il gusto italiano nel mondo e le etichette di Coppo rappresentano certamente un’eccellenza: sono stati i primi produttori a cui ho pensato per questa «Special Collaboration».
Come è avvenuta la scelta dei vini e come li avete abbinati ai piatti?
I Coppo mi hanno proposto i vini che esportano in Giappone. A ciascuno ho abbinato un piatto che ne esaltasse le caratteristiche. Ci sono ingredienti e preparazioni italiane, ma anche qualche contaminazione dal Sol Levante, come la carne del Wagyu, pregiatissimo bovino giapponese.
I Giapponesi riconoscono i vini italiani?
La cultura del vino, sebbene recente, si è sviluppata in modo repentino. Oggi stupisce come i Giapponesi riconoscano a apprezzino l’enologia italiana. Conoscono anche vini autoctoni particolari e rari.
Quali sono i piatti italiani che affascinano una cultura matura e complessa come quella giapponese?
Tutto parte dal concept che si vuole comunicare. I piatti e gli ingredienti devono essere italiani e riconoscibili, identitari. Si utilizzano la pasta, i formaggi, l’aceto balsamico, i salumi. Ma quello che conta è che attraverso una certa lavorazione si riconosca lo stile italiano, il profumo e il “gusto pieno” del Belpaese. In questo, anche la scelta dei vini è davvero importante.
Lei è anche sommelier: cosa le piace di un vino?
Che, oltre alla qualità, trasmetta emozioni. Perché l’emozione, si sa, non mente.
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