
Abbracciata dalle colline astigiane, Canelli vi accoglie nella valle Belbo, dove la storia si tocca con mano e si gusta con tutti e cinque i sensi
Canelli, cittadina piemontese capitale dei vini spumanti (non a caso è chiamata anche “città del vino”) e sede delle Cattedrali Sotterranee, storiche cantine scavate nel sottosuolo, diventate patrimonio mondiale dell’umanità, si trova in Piemonte, nel sud della provincia di Asti. Esattamente là dove terminano le Langhe e inizia il Monferrato.
Oggi però non vogliamo parlare dei suoi vini, del suo Moscato, del suo Barbera d’Asti o dei suoi spumanti, vogliamo raccontarvi come vivere la città visitandone i luoghi simbolo di un passato lontano, dove genti e culture diverse si sono alternate fin dall’epoca preistorica.
IL CASTELLO
Se il corpo centrale della città è situata su una modesta porzione di pianura, quello che un tempo era il forte medioevale si arrampica sulla collina soprastante. Il castello Gancia è attualmente proprietà privata dell’omonima famiglia che lo trasformò in un’elegante villa a metà del XIX secolo. In origine, nel XI secolo, il castello venne costruito come difesa della via commerciale che univa Asti al porto di Savona e nei secoli a seguire venne ampliato e arricchito con elementi scultorei.
Nel Seicento, il forte venne quasi completamente distrutto dalle truppe spagnole per poi subire una grande ristrutturazione nel 1676, ad opera del marchese Ambrogio Antonio Scampi Crivelli, con cui gli viene conferito l’aspetto di palazzo signorile quale è ora.
Fino al 1929 le famiglie proprietarie si succedonotra di loro, per poi essere infine acquistato dalla famiglia Gancia che affida il progetto di trasformazione all’architetto Arturo Midana, aggiungendo due ali alla struttura quadrata originaria e ripristinando un giardino all´italiana. I suoi saloni sono impreziositi dalle decorazioni del pittore Giovanni Olindo e i numerosi stucchi policromi ai soffitti cercano di conferire al castello l’originario aspetto seicentesco.
CHIESA DI SAN TOMMASO
Come abbiamo già detto, per Canelli sono passate popolazioni e culture fin dalle origini della civilizzazione. La Parrocchia di San Tommaso è un perfetto esempio di come l’età Barocca abbia lasciato il segno nella città. Già documentata in atti pubblici del XII secolo, la chiesa si trova su di una piccola altura nella zona bassa di Canelli, vicino a Piazza Gioberti; l’edificio attuale è il risultato di una grande ricostruzione avvenuta a metà del XVII secolo e ampliata alla fine dell’Ottocento con l’aggiunta del tiburio, del presbiterio e dell’abside.
Al suo interno troverete interessanti arredi e tele dipinte d’epoca barocca: tra i pezzi più importanti ricordiamo la tela della Natività di Sebastiano Taricco, la monumentale pala dell’Assunta del 1785 attribuita al moncalvese Carlo Gorzio, posizionate nella navata destra, e la tela dell’Immacolata Concezione del pittore canellese Giancarlo Aliberti (1670-1727). Stucchi barocchi del XVII secolo e le bellissime sculture marmoree rinascimentali nella cappella del battistero arricchiscono la chiesa.
La Parrocchia era “tempio civico” in quanto eretta a spese del Comune ed è per questo motivo che in vetta al campanile svetta ancora oggi l’emblema del Cane, da oltre mezzo millennio stemma e simbolo della Città.
LA STËRNIA
La Stërnia è forse il più celebre “monuimento” canellese. Si tratta di una ripida strada ciottolata che, affiancando piccole abitazioni rurali e crotin scavati direttamente nella roccia, conduce nella parte alta della città fino al Castello, offrendo punti panoramici. Al terzo tornante si incontrano i sinuosi volumi in pietra e mattoni dell’Oratorio di San Rocco (prima metà del XVIII secolo) e, di fronte, la Parrocchiale di San Lorenzo, ricostruita verso la fine del XVII secolo. È su questa suggestiva salita che ogni terza domenica di giugno si celebra la parte più animata dell’Assedio di Canelli, rievocazione storica della battaglia che, nel 1613, vide la città dello spumante trionfare sulle truppe dei Gonzaga pronte a impadronirsi del Monferrato ai danni dei Savoia.
Durante la rievocazione, Canelli e la Stërnia si trasformano in una città del ‘600 che, grazie all’opera di più di mille figuranti, rivive le fasi dell’assedio, coinvolgendo i turisti nella battaglia. Particolare attenzione viene prestata all’enogastronomia canellese, che ripropone i piatti della tradizione nelle osterie e nelle taverne allestite in tutto il centro storico in un tripudio di agnolotti, bollito alla piemontese, arrosto cotto sullo spiedo, zuppe di legumi e robiole di pecora. Il tutto innaffiato da vini selezionati per l’occasione.
LE CATTEDRALI SOTTERRANEE
Queste sono le antiche cantine delle aziende storiche di Canelli. Il suolo sottostante la città è il perfetto habitat per la lavorazione e l’affinamento dei vini: il tufo calcareo, infatti, è un ottimo isolante termico, capace di mantenere una temperatura costante tra i 12 e i 14 gradi. Come vere e proprie navate sotterranee, le cattedrali di Canelli sono ricoperte di mattoni a vista, articolate in lunghi tunnel o stanzoni con volte e pilastri, ad una profondità che può raggiungere i 30 metri per un’estensione totale che supera i 18 chilometri. Si cominciò a costruirle nel XVI secolo e fino al XIX si continuò ad espanderle, questo processo avveniva a colpi di piccone e scalpello man mano che l’azienda assumeva dimensioni più grandi.
A Canelli sono centinaia le aziende e le case che possiedono un loro crutin («cantinetta») sotterraneo, tanto che molte di queste gallerie oggi ospitano uffici, pinacoteche, magazzini e l’Enoteca Regionale di Canelli ha deciso di trasformare la propria in un suggestivo ristorante.