
In principio la barrique fu un’unità di misura di volume francese. Si rifaceva « all’epoca in cui il vino veniva trasportato in battelli aldilà del mare: quattro barriques corrispondono a 900 litri; misura questa pari ad un tonneau e i battelli che trasportavano les barriques avevano la capacità in tonneaux»[1].
L’origine gallica
Le barriques nascono come contenitori atti a trasportare il vino. La loro origine, tutt’altro che moderna, è molto antica, addirittura precristiana. Sembra che l’abitudine di conservare il vino in legno risalga addirittura ai Galli e ai Celti.[2] In passato venivano utilizzati vari tipi di legni, come quello di acacia o castagno, poi abbandonati a causa della cessione di tannini amari. Nel costruirle il legno più utilizzato oggi è invece quello del Quercus sessilis (molto diffusa in Francia) o peduncolata, due varietà di rovere estremamente pregiate.
Slavonia e America
Se la Francia resta un imprescinbibile punto di riferimento, anche la Slavonia e l’America sono importanti produttrici di barriques. A differenza di quelle francesi però il rovere usato è di provenienza americana – il Quercus alba – che si presta ad essere segato (cosa che non avviene mai nel caso delle barriques francesi) e lavorato con maggior facilità. È bene sottolineare che i legni più pregiati sono ottenuti abbattendo esclusivamente alberi molto vecchi (spesso oltre i cento anni), la cui anzianità permette ai tannini del legno di “maturare” ed ingentilirsi.
Le foreste delle barriques
In Francia la gestione delle foreste secolari (spesso demaniali), da cui provengono questi legni, è strettamente regolamentata al fine di non abbattere alberi troppo giovani e comunque mai in quantità superiori a quelle ritenute opportune al fine di non depauperare le foreste stesse. Il rovere francese non è tuttavia l’unico a possedere doti di grande qualità: anche in Slavonia si potrebbero ottenere ottimi risultati. Finora, tuttavia, si è scelto di abbattere in prevalenza piante giovani, pregiudicando così la possibilità di raggiungere livelli qualitativi pari agli standard francesi.
La qualità del taglio
La fama delle barriques francesi non dipende però solo dalle caratteristiche del legno usato, ma anche dalla qualità del suo “taglio” detto “spacco in quarto”, arte che in Francia si è tramandata tradizionalmente da anni. Le sezioni di tronco vengono spaccate, mai segate, al fine di seguire le venature naturali del legno. Lo spacco avviene sempre tangenzialmente ai raggi midollari (all’interno dei quali scorrono le sostanze nutritive dell’albero), che corrono verticalmente lungo il fusto. Questa lavorazione è senza dubbio più pregiata, ma assai più costosa a causa del sensibile scarto di legno (vedi la parte colorata di bianco nella foto in alto) dovuto allo spacco in quarto.
Le doghe così ottenute (le liste di legno che comporranno la barrique) avranno i raggi midollari disposti parallelamente alle stesse, riducendo sia la possibilità di eventuali perdite di vino sia eccessive penetrazioni di ossigeno. Tali inconvenienti potrebbero invece verificarsi qualora, non avendo seguito le venature naturali del legno, i raggi andassero a disporsi perpendicolarmente alla doga, lavorando come canali di “scambio” dall’interno all’esterno della barrique e viceversa.
Una lunga stagionatura
Dopo il “taglio” le doghe stagionano all’aperto, esposte alla pioggia ed al sole per un periodo compreso tra i due e i quattro anni. Durante questo periodo il legno acquisisce una maggior compattezza, mentre le piogge dilavano e disperdono sia i tannini verdi che le componenti indesiderate.
La tostatura su fiamma naturale
La firma della foresta
Dopo la tostatura verranno inseriti i fondi, formati da liste di legno assemblate mediante un particolare sistema di incastro per evitare l’uso dei chiodi in ferro. Su di essi verrà impresso a fuoco il nome della Tonnellerie (fabbrica di botti) che le ha costruite e il nome del vignaiolo che ne farà uso. Non solo. Sulle barrique compare il nome della foresta di provenienza, un’indicazione importante perché – proprio come accade per il vino – anche la materia prima delle barriques ha i suoi luoghi di eccellenza, i “terroir e i cru” dove i legni raggiungono punte di qualità uniche e riconoscibili.
[1] Maurizio Castelli, 100 domande e 100 risposte sulla Barrique a Emile Peynaud, Compagnie Vinicole Conseil, pag. 15
[2] Idem, pag. 7