
Una nonna elegante, schietta, senza trucco. Un metodo classico riservato ai visitatori in cantina. E i nuovi terreni di Coppo per l’Alta Langa. Alla scoperta di ‘A Licia’, Pas Dosè, Alta Langa.
“Licia era mia nonna, madre di mio padre e dei suoi tre fratelli. Era nata a Pisa e lì era rimasta sino a 23-24 anni quando quasi per caso conobbe mio nonno, se ne innamorò e decise di seguirlo a Canelli. Non l’ho mai conosciuta perché è mancata pochi mesi dopo la mia nascita ma ho sentito parlare molto di lei. Era una donna molto intelligente e volitiva, aveva studiato fisica alla Normale di Pisa. Le signore anziane qui a Canelli la ricordano come una donna di classe, amabile, schietta, riservata, che non amava truccarsi. Amava invece moltissimo accogliere le persone che già negli anni 60-70 arrivavano numerose in cantina”.
Per la famiglia Coppo le vicende del passato non sono solo una storia da raccontare. Sono invece necessarie fonti di ispirazione a cui attingere costantemente, un modo di essere nel presente e di progettare il futuro in continuità con ciò che è stato. Così Luigi Coppo ci tiene oggi a spiegare il senso profondo con cui è stata rilasciata la nuova etichetta: A Licia, Pas Dosè, Alta Langa.
“A Licia è un omaggio a mia nonna. Uno spumante ‘senza trucco’. Un metodo classico senza zuccheri aggiunti, pas dosé, che non ‘andrà in giro’ per gli scaffali delle enoteche e sulle tavole dei ristoranti nel mondo ma è riservato a tutti quelli che vengono a trovarci in cantina”.
Cerchiamo allora di scoprire qualcosa in più di A Licia.
Come casa storica di Canelli, Coppo si lega indissolubilmente alla produzione di spumanti metodo classico. Dal Luigi Coppo fino alle punte di eccellenza delle riserve, Clelia Coppo, Riserva Coppo e Riserva del Fondatore. Che cosa aggiunge A Licia alla tradizione spumantiera della famiglia? Che tipo di spumante è? Come nasce e perché si connota come Alta Langa?
Ne parliamo con Gianmario Cerutti, agronomo ed enologo di casa Coppo.
“A Licia è un pas dosé, un metodo classico che dopo l’affinamento in bottiglia è stato degorgiato con l’eliminazione del tappo a corona e poi ricolmato con lo stesso vino della partita, senza aggiunte di altri vini o liqueur. Si parla anche di brut nature proprio per sottolineare questa schiettezza”.
A Licia è il primo spumante denominato ‘Alta Langa’ di Coppo.
“Coppo ha un legame profondo con il metodo classico e del resto già ora tutte le uve che usa per le sue riserve sono uve a denominazione ‘Alta Langa’. Coppo crede dunque da sempre nell’idea di una zona particolarmente vocata per la coltivazione di pinot nero e chardonnay per gli spumanti, la novità sta ora nell’indicazione esplicita in etichetta di questa area. L’idea è che questo legame indissolubile di vini importanti con il territorio – come Riserva Coppo, Piero Coppo Riserva del Fondatore e, oggi, A Licia – sia leggibile anche nella denominazione”.
Da dove vengono le uve?
“Il territorio dell’Alta Langa è posto a sud del Tanaro in colline che superano i 250 metri di altezza sul livello del mare. Canelli è uno dei primi comuni a farne parte e poi si sale a sud verso la Val Bormida, la Langa Astigiana, e poi la Langa cuneese. Coppo ha piantato un vigneto di pinot nero nel 2010 a Canelli, nella zona di Serra Masio, una delle più alte di Canelli, tipicamente coltivate a moscato ma in cui il microclima consente di piantare, con esposizioni diverse, anche pinot nero e chardonnay rivolti alla spumantizzazione”.
Che caratteristiche hanno le uve chardonnay e pinot nero nella zona di Canelli?
“Canelli è un comune di transizione non solo per storia ma per geologia. A Canelli finisce l’area della Barbera, sopratutto quando passiamo il fiume Belbo cominciamo a trovare le caratteristiche tipiche delle alte colline delle Langhe, diminuendo le componenti di argilla e limo lasciando la prevalenza a sabbie e arenarie. Terreni più leggeri poco profondi con marne calcaree, residui dei fondali marini. Terroir da bianchi. Nella zona più calda, orientata verso il sud pieno, regna il moscato, un vitigno che necessita di far maturare la sua componente zuccherina. Per contro, nei versanti di collina meno soleggiati, ad est e ovest, in cui la luce non porta eccessivo calore che brucerebbe la matrice acida dell’uva, ecco le situazioni ideali per pinot nero e chardonnay, grazie anche alle escursioni termiche tra giorno e notte. Abbiamo caldo di giorno mentre di notte vento e correnti corrono in gole strette e canaloni facendo scendere la temperatura e aiutando a conservare profumi e acidi organici”.
Perché Coppo ha appena comprato un nuovo terreno a Cassinasco, nella Langa Astigiana?
“Già oggi le basi spumante che utilizza Coppo per le sue riserve vengono dalla Langa Astigiana e in particolare dalla Val Bormida.
E’ una zona particolarmente interessante per l’Alta Langa. Per raggiungere Cassinasco da Canelli si attraversa il Belbo e si sale al primo paese della Langa Astigiana. In queste colline, che dividono appunto Valle Belbo e Valle Bormida, abbiamo acquisito un ettaro e mezzo di terreno per impiantare vigneto destinato a produrre Alta Langa”.
Qual è la visione di Coppo per l’Alta Langa?
“Stiamo guardando alla Langa Astigiana con le sue colline più alte. Il terreno di cui parliamo nasce a 400 metri e sale ancora.
Si vede il terreno bianco, in cui la sabbia e la marna diventano predominanti. Intorno c’è il bosco, una situazione differente rispetto a quella di Canelli, di frontiera e selvaggia, che certamente ci farà scoprire delle specificità da valorizzare. E naturalmente le condizioni climatiche sono decisive.
Per il progetto ‘Alta Langa’ abbiamo ritenuto più interessante non acquistare un vigneto ma partire dalla terra e dall’esposizione giusta per studiarne e svilupparne al meglio le potenzialità. Facendo pulizia e sistemando questo prato avremo un nuovo ettaro e mezzo di vigne’.
Un consiglio finale su A Licia, la prima etichetta ‘Alta Langa’ di Coppo che si può solo degustare in azienda. A chi è rivolto questo pas dosé e come si può abbinare?
“In questo momento storico c’è una grande attenzione del mercato ai pas dosé. In passato è sempre stato un tipo di spumante ricercato da chi il metodo classico già lo beve e vuole approfondirne la conoscenza. Generalmente è più asciutto e secco, aggressivo potremmo dire per l’assenza di zuccheri. Per abbinare sappiamo che il metodo classico ha una buona flessibilità ma che resta spesso una questione di gusto personale. Quindi suggeriamo che ciascuno esplori e scelga il proprio prima di preoccuparsi dell’abbinamento. Di certo per Coppo la valorizzazione delle più autentiche espressioni del territorio è una vera missione.
Come con le Riserve – vini che non nascondono la propria origine perché arrivano da vigne identificate e non subiscono interventi – anche con questo pas dosé (che non prevede aggiunte dopo il dégorgement) abbiamo l’occasione di far esprimere al meglio le uve per quello che sono, l’annata, il nostro modo di produrre”.