Tra gli anni ’70 e ’80, con l’avvento in azienda dei quattro fratelli Piero, Gianni, Paolo e Roberto, avviene una vera e propria “svolta”, pur nella continuità della tradizione di famiglia. Ispirandosi ai grandi vini francesi importati dal padre, i quattro fratelli imprimono il loro stile personale nella produzione degli spumanti Metodo Classico e dello Chardonnay, aspirando a creare vini bianchi capaci di grande complessità e longevità.
Iniziano così le prime sperimentazioni nell’uso delle piccole botti in rovere francese. Si effettuano le fermentazioni alcoliche e l’affinamento sulle fecce nobili sia dello Chardonnay sia del Pinot Nero, che, insieme, andranno a comporre, a partire dal 1984, la cuvée base dello spumante Riserva Coppo e dello spumante Piero Coppo, una riserva speciale dedicata al fondatore. Nello stesso anno, lo Chardonnay vinificato in purezza e nella versione ferma diventa uno dei protagonisti assoluti con il Monteriolo, un bianco dalla mineralità e sapidità quasi “marine”, capace di durare nel tempo, oltre 20 anni.
Pinot Nero e Chardonnay, la cui presenza sul territorio nei dintorni di Canelli è attestata a partire dalla prima metà dell’Ottocento, trovano in questo suolo – di origine sedimentaria marina e dalla grande ricchezza minerale – un luogo ad essi congeniale, che permette ai quattro fratelli di realizzare la loro visione.
La terza generazione dei Coppo non dimentica la vocazione dell’azienda per i vini rossi, in particolare per la Barbera, la cui storia ci riporta ad un’epoca dura, fatta di fatica e povertà. In passato, l’adattabilità del Barbera e la sua generosità produttiva fecero sì che il vitigno divenisse estremamente popolare e diffuso in tutto il Piemonte. Spesso, però, accadeva che i produttori privilegiassero la quantità alla qualità, non facendo così emergere il suo reale potenziale.
Con l’ambizione di dimostrare in modo inequivocabile l’eleganza della Barbera, la sua stoffa e capacità di durare nel tempo, i fratelli Coppo sono tra i primi, agli inizi degli anni ’80, ad affermare e diffondere una nuova “filosofia produttiva”. Un’ancor più attenta e rigorosa conduzione della vigna al fine di contenere le rese; la raccolta manuale delle uve in piccole ceste al loro giusto grado di maturazione; l’innovativa introduzione delle barriques nella fase della maturazione: sono questi i fattori decisivi per la riaffermazione della Barbera, che fanno dei Coppo gli “alfieri” della sua rinascita.
Il 1984 segna la prima vendemmia di quello che sarà destinato a diventare il vino simbolo dell’azienda, un riferimento assoluto nel panorama di questa tipologia: la Barbera d’Asti Pomorosso, a cui si affiancherà, l’anno successivo, il Camp du Rouss.