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Moscato e Barbera, viaggio nelle terre Patrimonio dell’Umanità – Seconda Tappa

Continua il nostro viaggio nelle terre del Moscato e del Barbera d’Asti. Dopo aver fatto tappa a Santo Stefano Belbo e Nizza Monferrato, il nostro viaggio prosegue nella Valle Sarmassa, cuore del Barbera d’Asti e si spinge fino a Acqui Terme, terra del mitico vino Brachetto

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TERZA TAPPA, VAL SARMASSA

Dopo aver visitato Nizza Monferrato, suggestiva e piacevole sarà una sosta in Val Sarmassa, una riserva naturale speciale (il nome deriva probabilmente da una tribù di Sarmati che la abitarono in tempi antichi) istituita dalla Regione Piemonte nel 1993 – e successivamente ampliata – che si estende su un territorio della superficie di oltre 230 ettari tra i comuni di Vinchio, Vaglio Serra e Incisa Scapaccino, alcuni dei territorio più vocati per la produzione di Barbera d’Asti.

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Un tempo ricoperta quasi completamente da boschi, oggi l’area è caratterizza da vigneti, frutteti e coltivi. Per chi vuole attraversare alcuni tra i più pregiati vigneti di Barbera è consigliabile l’itinerario dedicato proprio ai “cru” del rinomato vino astigiano. Il percorso, indicato come “I bricchi del Barbera” , collega Vinchio alla frazione di Noche passando per il bricco San Michele e consente di avere una visione d’insieme dei panorami collinari più tipici e di metterne in risalto le immagini più poetiche. Lungo il tracciato, che attraversa anche le tartufaie naturali della della fresca valle di Roeto, si possono ripercorrere le pagine e i luoghi di un grande autore vissuto in queste zone: Davide Lajolo. Scrittore, politico e giornalista, nacque nel 1912 proprio a Vinchio, a cui dedico pagine memorabili.

La valle Sarmassa è uno dei luoghi che lo scrittore Davide Lajolo ha scelto per raccontare la magia del Monferrato, il suo “mare verde”, oggi riconosciuto patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO, parte integrante del territorio del Paesaggio vitivinicolo del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato.

TAPPA BONUS – ACQUI TERME

Sconfinando nella provincia di Alessandria, una tappa da non mancare è quella con Acqui Terme, vera e propria “città-impluvio” in cui si riversano, come tanti rivoli, le strade che scendono dalle montagne e dalle colline. In questa zona dell’alto Monferrato, ricca di scenari naturali ancora vergini, di verde, di vini e ovviamente di acque termali, si conserva ancora imponente e suggestiva l’architettura del passato. Basti citare il castello dei Paleologi, la grandiosa basilica di San Pietro di origine paleocristiana, la cattedrale di San Guido dedicata all’Assunta del secolo XI che fronteggia il quattrocesco palazzo vescovile e, infine, le case e i palazzi dall’aspetto scenografico.

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Da millenni misteriose sorgenti ribolliscono in giganteschi crogioli sotterranei e, tra intensi vapori, sgorgano nel cuore della città e, al di là del ponte Carlo Alberto, in crateri di fango noti come “laghi delle antiche terme”: qui le membra, colpite dalla gotta e dall’artrite, riprendono movimento e salute. Acqui è difatti conosciuta come “la Bollente”, dal nome della fonte calda che sgorga a 75 gradi nel centro della città, luogo termale di importanza nazionale, sede di rinomate Spa e impianti che sfruttano la geotermia e i fanghi caldi a fini curativi.

I fumi della Bollente si mescolano a quelli del buon vino. Il più celebre coltivato in queste zone è il Brachetto d’Acqui Docg, vino rosso dolce ed aromatico, naturalmente frizzante. Il Brachetto è coltivato sulle le colline dolci e sinuose dell’Alto Monferrato, un’area vocata e variegata dove il vitigno aromatico si esprime al meglio sin dall’antichità.